Il vino Lacrima
Tra i vini più noti della produzione vitivinicola marchigiana, il Lacrima di Morro d’Alba vanta una tradizione antichissima.
Questo vino è conosciuto da tempi remoti: la prima citazione storica l’abbiamo grazie a Federico Barbarossa,
che già nel 1167, durante l’assedio di Ancona, scelse le mura di Morro d’Alba come dimora e riparo.
Gli abitanti furono costretti a cedere all’imperatore le cose più buone e prelibate,
tra cui il famoso succo d’uva di Morro d’Alba, di cui Barbarossa divenne uno dei maggiori sostenitori.
Non si conoscono esattamente le origini del nome “Lacrima”: alcuni ritengono che derivi dal fatto che l’acino,
quando è maturo “piange”, ossia, trasuda goccioline di succo che sembrano lacrime;
altri, invece, sostengono che il nome sarebbe da collegare alla forma allungata dell’acino,
o ancora ad una presunta parentela con l’uva lacrima spagnola.
La coltivazione di questo vitigno veniva tradizionalmente effettuata accostandolo ad un tutore vivo,
un albero, come l’olmo o l’acero, oppure ad un palo di legno.
Il Lacrima di Morro d’Alba è stato riconosciuto di Denominazione di Origine Controllata (D.O.C.) il 22-07-1985,
consolidando la sua notorietà e il suo valore.

Morro d’Alba è un paesino di circa 2000 abitanti che si estende su una superficie di 19,12km²;
si trova ad un’altitudine media di 200 m s.l.m. e dista circa 15 km dal mare Adriatico.
Il territorio di Morro d’Alba è prevalentemente collinare con un clima mediterraneo: estati calde,
inverni miti-freddi e precipitazioni concentrate nei mesi autunno-primaverili.
Tali condizioni del clima e del terreno rendono questa zona ideale per la coltivazione della vite.
Inoltre la struttura collinare del territorio permette di variare l’esposizione e l’altitudine dei vigneti
favorendo una diversificazione delle caratteristiche chimiche dell’uva.